Dal Libro al Film: La leggenda del pianista sull’oceano vs Novecento

Il libro
Il libro

Mettere a confronto un libro con un film non è così semplice: i piani narrativi sono di per sé diversi perché diverso è il pubblico a cui sono diretti. Inoltre le dinamiche che ruotano intorno alla trasposizione cinematografica sottostanno maggiormente a leggi commerciali che possono influenzare le scelte di registi e sceneggiatori. Nei casi più estremi, affermare che un film è ‘tratto’ da un libro risulta quasi una forzatura proprio perché la storia viene stravolta al
punto tale che dell’originale rimane solo un pallido accento.

Per fortuna tutto ciò non è accaduto con La leggenda del pianista sull’oceano di Giuseppe Tornatore, un regista che io amo profondamente per il suo modo di rendere vive le storie che dirige, il quale riprende fedelmente il testo di Alessandro Baricco Novecento. Dico ‘per fortuna’ perché la storia di Novecento è così perfetta com’è stata concepita che modificarne il contenuto avrebbe significato quasi violarne il senso poetico di fondo.

Il libro, che ha come sottotitolo ‘un monologo’ e che ho letto dopo aver visto il film, ha sicuramente facilitato il regista nella sua trasposizione perché si tratta di un testo a metà strada tra un pezzo teatrale e un romanzo breve da leggere ad alta voce, in cui le didascalie suggeriscono pose, atteggiamenti, tipo di sottofondo musicale e azioni del personaggio sulla scena. Questi elementi hanno consentito a Tornatore di mantenersi decisamente fedele al testo scritto con solo alcune variazioni su tema (tanto per rimanere nell’ambito musicale).

Tuttavia non bisogna pensare che il regista sia banalmente scaduto nella copia e che non abbia lasciato la sua impronta, anzi: aderisce all’originale in maniera più ossequiosa che pedissequa, riportando intere porzioni di testo, ma arricchendone contemporaneamente il contenuto. E’ come se avesse ampliato le possibilità della storia, esaltandola e rendendola più coerente dal punto di vista della narrazione con l’aggiunta di alcuni dettagli non presenti nel testo scritto.

Proprio per questo si può sicuramente affermare che è uno di quei pochi casi in cui il film ha superato il libro. Ciò è in parte dovuto al limite oggettivo del
testo che può solo lasciare immaginare al lettore il virtuosismo del pianista, limite che viene valicato nel film grazie alla traduzione in note dell’insuperabile Ennio Morricone. Essendo la musica il fulcro della vicenda, per la sua creazione non ci si poteva che affidare al più grande compositore degli ultimi decenni, il quale è riuscito ad interpretare alla perfezione i suggerimenti di Baricco, ideando temi evocativi che  si fondono con il tessuto narrativo e divengono essi stessi narrazione.

La storia è di quelle che ti lasciano con lo sguardo sognante, è irreale e per certi versi paradossale, ma profondamente delicata. Un macchinista di colore del piroscafo Virginian, Danny Boodmann, il primo giorno del 1900 (da qui il nome del protagonista), ritrova un bimbo in fasce sul pianoforte della prima classe e decide di prendersene cura.

Il piccolo cresce cullato dall’oceano e in tranquillità facendo la spola tra Europa ed America fino al giorno in cui il buon Danny muore a causa di un
incidente sul lavoro. Novecento, spaventato per la possibilità che il capitano possa farlo portare via dalla nave, si nasconde nelle viscere del piroscafo per
diverso tempo, facendo pensare al peggio. Una notte, però, come se fosse rispuntato dal nulla, viene ritrovato al pianoforte della sala della prima
classe a suonare una musica ‘piccola e bella’ che ammalia con le sue note gli ospiti della nave. Da lì avrà inizio la sua carriera da pianista che vedrà
nascere l’amicizia con il trombettista Max Tooney (Tim nel libro) e che culminerà nella sfida con l’ideatore del Jazz, Jelly Roll Morton. L’epilogo,
poi, sarà meno amaro di quanto si pensi perché conseguenza logica della vita del personaggio interamente vissuta nel suo mondo galleggiante e negli infiniti
mondi possibili creati grazie ai tasti del pianoforte.

il film

Le vicende coincidono, ma come si è detto esistono delle ‘variazioni su tema’. Nel monologo la voce narrante è lo stesso trombettista e amico di Novecento, il quale si rivolge direttamente all’auditorio, senza filtri. Il regista ha invece ideato per il film un espediente che si amalgama in maniera armonica con il resto della vicenda e la rende ancora più narrativa: il punto di vista del pubblico viene fatto coincidere con un nuovo personaggio, un commerciante di strumenti
musicali, al quale Max racconta delle leggendarie gesta del pianista. Altro elemento non presente nell’originale, ma che non stona affatto con la storia, è
l’innamoramento di Novecento, aspetto soltanto accennato e non prevalente che serve ad intrecciare altre dinamiche del film, anche in questo caso accompagnato da un tema musicale ad hoc che condensa dolcezza, stupore e triste consapevolezza.

Dal punto di vista tecnico, poi, Tornatore arricchisce la storia con chicche cinematografiche degne di un grande regista quale è. Mi riferisco per esempio al primissimo piano sull’occhio di un emigrante che scorge l’America per la prima volta, in cui si vedono riflessi i grattacieli della grande mela o alla danza del pianoforte a cui sono stati tolti i fermi durante una notte di tempesta. Ogni dettaglio è stato pensato in modo minuzioso da Tornatore che nel suo campo è davvero un perfezionista: sono state ricreate intere scene dei porti toccati dalla nave, si è fatto ricorso a tecniche grafiche ed effetti speciali avanzati (considerato che il film è uscito nel 1998), la ricostruzione dei ponti, della prima classe e della sala macchine è avvenuta studiando le immagini d’epoca di altri piroscafi ed è stata effettuata su una vera nave dismessa, insomma nulla è stato lasciato al caso. Anche gli attori si sono completamente calati nella parte: il protagonista, Tim Roth, in particolare, ha fatto un lavoro egregio di immedesimazione tanto da sembrare sbucato direttamente dal libro, con quello sguardo rivolto altrove verso luoghi sconosciuti, l’espressione sempre stupita, i gesti lenti e leggeri…
Assolutamente perfetto!
Se deciderete di acquistare il dvd, all’interno troverete anche dei contenuti extra decisamente interessanti per comprendere la mole di lavoro che sta dietro alle riprese e ad ogni singola scena. Da vedere e rivedere, da leggere e rileggere.

Novecento – Alessandro Baricco
Universale Economica Feltrinelli
pag 62
ISBN 978 8807813023

La leggenda del pianista sull’oceano – Giuseppe Tornatore
Medusa Film

Per leggere anche altri post della serie, clicca qui: “Dal libro al film“.

9 pensieri su “Dal Libro al Film: La leggenda del pianista sull’oceano vs Novecento

  1. Nat il tuo modo di scrivere e descrivere appassiona te lo devo dire. E’ raro imbattersi in cotanta attenzione ai particolari e un così sofisticato spirito di osservazione. Non ho avuto il piacere di leggere il libro ma il film lo amo particolarmente. Lo amo perché amo Tornatore e ho un debole per Tim Roth che ho sempre ritenuto un tantino sottovalutato (e pensare che non sa nemmeno suonare il pianoforte). Se non avessi visto il film penso che dopo aver letto questa recensione correrei a cercarlo. Stesso dicasi per il libro che sarà uno dei prossimi. Congrats!

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    1. Ma grazie! Veramente troppo buono…! Nel libro ritroverai il film e non avrai la sorpresa della storia, ma sarà di sicuro una lettura piacevole e soprattutto veloce.
      Hai ragione, Tim Roth sa far finta di suonare il piano in maniera perfetta, tanto che all’inizio avevo proprio ‘abboccato’ e credevo lo facesse davvero 🙂 E invece ho scoperto che sia lui che Pruitt Taylor Vince (Max) hanno fatto un lavoro certosino solo per imparare a muovere le mani in maniera corretta, come fossero veri musicisti.
      Bravi Bravi Bravi!

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  2. Dire che questo film mi piace è riduttivo… Tant’è che l’ho inserito pure nella mia top20 film!!!!
    Confesso però di non aver mai letto il libro. Motivo? Perchè mi è piaciuto così tanto il film che leggendo il libro l’avrei soltanto sminuito nell’inevitabile confronto.
    Forse è migliore il film come dici tu (a proposito, complimenti per il bellissimo post), o forse è migliore il libro (come di solito in questi casi) ma a me non importa: la pellicola di Tornatore mi ha stregato così tanto che non ho bisogno di cercarvi qualcosa di meglio!!!

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    1. Gianni, hai usato un termine secondo me perfetto: ‘stregato’. Ecco come ci si sente durante la visione di questo film, completamente catturati.
      Come ho scritto, nel libro ritrovi il film senza variazioni sostanziali quindi se lo leggessi potrebbe anche piacerti, ma il lavoro di Tornatore è decisamente un’altra cosa… Oserei dire che per apprezzare il libro bisognerebbe prima vedere il film!
      Nella mia classifica sta proprio sul podio 😀

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  3. meglio il film del romanzo (secondo me); merito anche della colonna sonora
    tra poco affronterò un romanzo leggermente più lungo, confrontandolo con la sua versione (trilogica) sullo schermo

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    1. Ciao! Concordo con quanto hai scritto.
      Verrò sicuramente ‘a trovarti’ sul tuo blog. Ho letto alcuni post e ho davvero apprezzato il tuo modo di scrivere e il tuo humour graffiante.
      A presto!

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  4. che dire….ho letto il libro, ho visto la trasposizione teatrale, ma…… il film è una poesia che ti emoziona ogni volta e sempre di più. Quando il cinema e arte geniale, bisogna riconoscerlo, supera l’opera stessa dell’autore.

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