L’eleganza del Riccio – Muriel Burbery

La percezione che abbiamo degli altri è spesso viziata dalla tendenza della nostra mente a categorizzare, ad incasellare le cose che ci circondano in celle con qualità e caratteristiche simili. Questo avviene anche con chi incrocia la nostra vita. Basterebbe invece sforzarsi e tentare di andare oltre questo limite per comprendere che chi ci sta di fronte è molto altro: è una persona.
In questo libro si ribadisce proprio il concetto di apparenza, al quale tutti bene o male ci aggrappiamo, ma dal quale pochi riescono realmente a sganciarsi perché è molto più semplice affidarsi alle credenze stereotipate piuttosto che fermarsi ad analizzare chi è veramente l’altro.
Vittima volontaria di questo pregiudizio mentale è Renée, la protagonista del libro, un’umile portinaia di un palazzo in cui gravitano le vite vacue di ricchi arroganti e presuntuosi. Dissimulando una vita non sua, si diverte ad assecondare le convinzioni che la dipingono come la portinaia tipo: sciatta, insulsa, un po’ tarda e burbera, salvo poi rifugiarsi in una dimensione in cui divorare libri di qualsiasi genere, godere della della musica classica, della pittura, dell’Arte (con la a maiuscola).

Per lei esiste, infatti, una bellezza assoluta ma allo stesso tempo raggiungibile, dell’Arte appunto, che rende sopportabile la vita.
Per certi versi il personaggio di Renée potrebbe sembrare una forzatura, la sua cultura che abbraccia l’universale, la sua intelligenza acuta e critica un ribaltamento troppo netto della consuetudine. Inoltre è abbastanza improbabile che una persona di una cultura ben al di sopra la media non dimostri il proprio sapere o quantomeno non faccia in modo di farlo trasparire. Tuttavia, nell’economia del romanzo, questo atteggiamento ‘da riccio’ funziona alla perfezione.
La sua reclusione culturale termina quando nel palazzo si presenta il misterioso Ozu, un coltissimo uomo di mezza età giapponese che capta immediatamente dei segnali anomali e percepisce delle passioni condivise (il gatto di Renée si chiama Lev come Tolstoj). L’incontro diviene intellettivo e sorprendente per via delle (fin troppe!) affinità che li legano.
Renée non ha fatto i conti con chi è simile a lei…
Oltre a monsieur Ozu, nel palazzo esiste un’altra anima affine: la gracile Paloma, una bambina di dodici anni figlia di un diplomatico, anomala rispetto al resto dei rampolli delle famiglie bene perché dotata di un’intelligenza decisamente fuori dalla norma e dagli schemi prestabiliti. Talmente sensibile che vorrebbe farla finita, definitivamente. Tenta di percepire nel mondo che la circonda il ‘movimento perfetto’, qualcosa per cui valga la pena vivere. E quel qualcosa potrebbe essere più vicino di quanto immagini…
Dunque fate molta attenzione: potreste trovare una Renée sulla vostra strada e non accorgervene!

Romanzo
Edizioni e/o
pag. 318
ISBN 978886632085-2

9 pensieri su “L’eleganza del Riccio – Muriel Burbery

    1. Anche a me incuriosiva molto il titolo. Posso consigliarti di assecondare la tentazione, è un buon libro da leggere 🙂
      Del film ho visto solo il trailer e i personaggi mi sembrano davvero azzeccati.
      A presto!

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    1. Hai ragione 🙂 Alcune delle frasi del libro che hai riportato sul tuo blog lo evidenziano (e tra l’altro due in particolare sono quelle che sono rimaste più impresse anche a me!).
      Alla prossima!

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  1. Un libro davvero bello, leggerlo è stato un piacere e una rivelazione!
    Assolutamente arguto per la capacità di mostrare quanto l’apparenza possa ingannare e la facilità con cui ci basiamo sull’apparenza per trarre le nostre impressioni, rischiando di rimanere in superficie e perderci la parte migliore.

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    1. Felice di conoscerti Monique 🙂
      Sono d’accordo con te. La leggerezza con cui molti ‘bollano’ gli altri già ad un primo incontro spesso mi lascia interdetta… Se in passato avessi fatto anch’io così, avrei perso la parte migliore (come dici bene tu) di una cara amica, solo apparentemente ‘spigolosa’…
      A presto!

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  2. Dai commenti qui sopra, ed in generale, mi sa che solo io l’ho trovato noioso, pesante e con delle protagoniste tra le più antipatiche mai lette. L’ho finito solamente perché me lo aveva regalato una persona speciale (all’epoca), ma se fosse stato per me lo avrei mollato a nemmeno metà.
    Mchan

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    1. Avere un altro punto di vista su uno stesso testo aiuta a comprendere che un libro in realtà diventa di chi lo legge. Lo hai fatto tuo e ne hai tratto una conclusione personale. Mi fa piacere avere un’opinione diversa 🙂

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